Vini bianchi campani con denominazione IGP ed IGT

Come accade per alcune tipologie di vini rossi campani, anche i vini bianchi campani con denominazione IGP ed IGT si suddividono in dieci categorie (nove sub-regionali e una regionale) che insieme racchiudono l’ampiezza delle specificità delle zone di produzione su tutto il territorio campano nella sua diversità ambientale, soprattutto per quanto riguarda clima territorio e metodologie di lavorazione. I vitigni Greco, Fiano, Falanghina e Coda di Volpe sono utilizzati per la produzione nelle zone interne, in particolare nel napoletano e nell’area vulcanica, ma anche nel territorio di Benevento e in Irpinia; i vitigni Biancolella e Forastera sono invece alla base dei vini IGP/IGT prodotti nelle isole di Ischia, Procida e Capri. Nelle zone costiere e vicine al mare si distinguono per la produzione i vitigni Pepella, Verdeca e Fenile, situati lungo la Costiera Amalfitana, mentre il vitigno Aspirinio è particolarmente diffuso nel casertano e parte del territorio della provincia di Napoli; vengono inoltre utilizzate uve provenienti dai vitigni Chardonnay, Trebbiano Toscano e Bellone. I vini bianchi campani con denominazione IGP/IGT sviluppano pregevoli caratteristiche organolettiche, che riecheggiano le specifiche condizioni climatiche e la particolare morfologia dei terreni in cui vengono coltivati le varie tipologie di uva; si presentano con un colore giallo paglierino più o meno intenso (tendente al verdolino nel caso della Falanghina), un odore che va dal floreale al fruttato, e un sapore caratteristco, asciutto ed equilibrato.

Vini bianchi campani IGP/IGT: alcuni cenni sui metodi di produzione

Secondo i relativi disciplinari di produzione, per la preparazione finale della maggior parte dei vini bianchi campani IGP/IGT è previsto l’utilizzo di uve provenienti dagli omonimi vitigni per una percentuale minima dell’85%, è poi ammesso l’utilizzo di altre varietà di uve provenienti da vitigni a bacca bianca, idonei alla coltivazione nei vari territori di produzione per una percentuale massima del 15%. Nei casi delle versioni “bianco” è ammesso l’utilizzo di due o più varietà di uve provenienti da diversi vitigni a bacca bianca, per una percentuale che oscilla dal 40% al 55%.

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